Siniscola

Il nome potrebbe derivare dal latino “finis scholae” (fine del paese, del territorio) oppure “finis collis” (ai piedi del monte). Il paese si sviluppa infatti alle pendici del Monte Albo, e ha una storia di grande importanza poiché si collocava tra il Giudicato di Gallura e quello di Torres.

Così come in tutti gli altri paesi della Sardegna, il Carnevale (che significa “carne da tagliare”, “tagliare la carne”) ricorreva d’inverno, ed era un rito legato alla terra, allo scorrere del tempo agricolo e della Natura, considerata come la Dea Madre dalla quale dipendeva la vita. Dioniso è il Dio che era necessario ingraziarsi per avere un buon raccolto durante l’anno, e quindi il cibo necessario alla sopravvivenza, affinché gli animali possano riprodursi, oltre che per avere pioggia e frutti in primavera.

Al Dio veniva sacrificato l’animale, s’Orcu, che veniva tirato fuori dalla sua prigione sul Monte Albo e condotto in paese, per essere domato a suon di frustate e bastonate. Il suo passaggio veniva annunciato dal suono di forconi e sonagli e veniva accompagnato da altre figure protagoniste del rito: su Guardianu, sos Tintinnatos, su Voe Jacue e sas Partorjas, in un rito dionisiaco crudo, di dolore, morte e vita, che rinasce dopo il sacrifico dell’animale, de S’Orcu, del male.